Pino Crestini commenta l’epidemia di cinghiali che minaccia il tartufo e il lavoro del tartufaio. I numerosi cinghiali incontrollati mettono a rischio l’ecosistema e le fonti di reddito dei cercatori
Giuseppe Cristini è tornato a Sestino per incontrare Pino Crestini, un maestro cavatore noto in tutta Italia per il suo ruolo di custode del bosco toscano e addestratore di cani da tartufo.
Pino inizia dicendo che la stagione estiva del tartufo è iniziata e le abbondanti piogge di maggio promettono un’ottima stagione. Tuttavia, il problema che abbiamo osservato negli ultimi tre o quattro anni è l’epidemia di cinghiali che sta distruggendo le tartufaie.
«Se non lo vedessi con i tuoi occhi, non ci crederesti. Le tartufaie sono state arate dai cinghiali già due mesi fa, quando il tartufo era ancora acerbo e stavamo aspettando la crescita di maggio e giugno.
Questo problema si è trasformato in una situazione spaventosa in cui l’epidemia di cinghiali sta devastando anni e anni di lavoro.
Attualmente, il numero di cinghiali è fuori controllo. Solo nel Parco del Sasso Simone e Simoncello, qui accanto, potrebbero esserci quattro o cinquecento cinghiali che durante la notte causano distruzione… e se continuiamo così, perderemo il tartufo».
Il micelio del tartufo richiede molto tempo per crescere e se viene danneggiato e distrutto, si compromette un ecosistema delicato ma prezioso. È necessario affrontare questo problema apertamente e senza pregiudizi, altrimenti il lavoro del tartufaio andrà incontro alla morte.