3 minuti 4 anni

L’Istituto Sperimentale per la Selvicoltura aveva, fin dalla sua costituzione, una sezione operativa periferica in Molise (San Pietro Avellana in provincia di Isernia). Durante le periodiche visite avevamo avuto la percezione che si trattasse di una zona a vocazione tartuficola ma nessuno conosceva questo prezioso frutto della terra.

Il nostro vivaista Quaranta ci riferì che spesso si vedevano arrivare dalla Romagna dei personaggi che cercavano, con l’ausilio dei cani, una “patata puzzolente” che dicevano usare come pianta medicinale.
Insospettiti, partimmo con Pino Crestini e, specialmente nel bosco di Cantalupo trovammo tartufi neri e bianchi tanto da risolvere il problema una volta per tutte. Il Molise era una zona dove i tartufi si potevano trovare un po’ dovunque e ben presto divenne la regione più produttiva di tutte le altre.
Sorsero allora i nuovi tartufai molisani un po’ dovunque e trovammo in Aldo D’Andrea, allora casaro dell’Azienda di Stato per le Foreste Demaniali, il collaboratore ideale per tutta la zona. Aldo lasciò la sua attività per diventare, non solo cercatore di tartufi, ma anche  il raccoglitore che andava di casa in casa ad acquistare il prodotto che poi esportava nel nord del Paese. Nacque così una nuova importante azienda del settore: Profumo di Bosco dell’alto Molise.

Dopo poco tempo fummo in grado di conoscere meglio i territori molisani tartuficoli che furono da noi mappati e riproposti in una preziosa pubblicazione scientifica dal titolo: Ecologia del tartufo bianco del Molise.
Essendo il tartufo da sempre sconosciuto ai molisani, anche la cucina del territorio non poteva avere esperienze sufficienti per poterlo utilizzare per la qual cosa si pensò di far arrivare in loco una delegazione di cuochi toscani. Furono impartite lezioni preziose e ben presto anche in Molise si potè gustare finalmente la squisitezza del più nobile dei prodotti della propria terra.
San Pietro Avellana, Carovilli, Agnone celebrarono ben presto le loro mostre e fiere, come accadeva in centro e nord Italia, e non tardò poi la partecipazione di questa regione alla Associazione Nazionale delle Città del Tartufo al pari di Alba o Norcia, Acqualagna, Gubbio o San Miniato.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *