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Se il tartufo è un cibo per sognatori il sakè è un elisir di lunga vita, tali da far nascere la ricetta dell’amicizia tra i due popoli.

Durante l’incontro internazionale di Roma svolto alla Cia, sono stati evidenziati gli aspetti di grande complicità, di grandi amicizia e di grande lungimiranza tra Italia e Giappone in un patto di buongusto che è stato cementato anche dalla creazione ricetta dell’amicizia tra i due popoli, grazie a due grandi pilastri della cucina: il tartufo e il sakè.

Se il tartufo è un cibo per sognatori il sake è un elisir di lunga vita, così è stato dichiarato in apertura di convegno alla presenza di S.E. Satoshi Susuki, Ambasciatore del Giappone in Italia, e del Sottosegretario agli Affari Esteri Maria Tripodi, che sono stati rispettivamente il Padrino e la Madrina di questo gemellaggio del gusto.

Grande ed autorevole tessitore di questa giornata è stato Daniele Di Santo, Presidente della Japan Italy Economic Federation, che con una splendida e strepitosa organizzazione è riuscito a creare questo concetto connubio che guarda lontano e guarda al futuro in un patto di buongusto tra Italia e Giappone che strizza l’occhio già venti mesi prima al prossimo Expo di Osaka 2025.

Queste le sue dichiarazioni: “un’iniziativa nata per unire persone e culture in un connubio straordinario che favorirà l’integrazione della ristorazione giapponese in Italia e quella italiana in Giappone e la promozione degli scambi commerciali tra Italia e Giappone attraverso la condivisione delle rispettive eccellenze.

Grazie al contributo dell’Ambasciatore del Giappone Satoshi Suzuki e dei vertici dell’Ambasciata giapponese, ma anche alla presenza di numerosi esponenti delle istituzioni italiane, in primis quella del Sottosegretario agli Esteri Maria Tripodi, JIEF e l’Accademia insieme si candidano ad assumere un ruolo di guida non solamente per rilanciare il consumo di tartufo e sake, ma anche e soprattutto nell’indicare un nuovo modo di promuovere le nostre eccellenze nel mondo e tutelare la vera italianità, grazie alla contaminazione, alla sinergia e alla combinazione tra cultura, territorio e prodotto.”

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