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Il cane è fondamentale, ma anche un cane bravo non risponde sempre allo stesso modo con un proprietario diverso. Non è il cane che va educato, ma i proprietari che spesso non sanno come gestirlo

Pino Crestini, un vero maestro del tartufo con oltre cinquant’anni di esperienza alle spalle, ci accoglie nel suo rifugio boschivo, dove ogni giorno si dedica alla ricerca del pregiato fungo. Con la sua saggezza accumulata nel tempo, Pino ci guida in un viaggio affascinante attraverso i segreti di un’arte antica, svelando le doti e le sfide che caratterizzano il mestiere del cavatore.

Pino, qual è la prima dote che deve avere un cavatore?

«La prima dote è senza dubbio la passione. Senza questa, il bosco diventa solo un luogo inospitale, mentre per me è una seconda casa. Bisogna rispettare il bosco, le piante e soprattutto il cane, compagno inseparabile in questa avventura. Nel mondo del tartufo, non esistono certezze assolute. Un anno puoi trovare tartufi in abbondanza, l’anno successivo, nello stesso punto, potresti non trovarne neanche uno. Il tartufo è un fungo indipendente, legato a condizioni naturali che variano enormemente da una stagione all’altra.»

Dove suggerisci di andare a cercare i tartufi ?

«Un bravo tartufaio deve monitorare costantemente il bosco. Non si tratta solo di conoscere i luoghi, ma di capire come e quando questi luoghi rispondono alle condizioni climatiche. Alcune zone offrono tartufi all’inizio della stagione, altre a metà, altre ancora alla fine. È essenziale sapere dove c’è stata siccità e dove, invece, il temporale ha portato l’umidità necessaria. Bisogna avere una visione ampia e sapersi regolare ogni giorno.»

Parliamo della luna. Quanto è importante nella tua attività?

«La luna è fondamentale per la maturazione del tartufo. Ci sono 14 giorni in ogni ciclo lunare che sono decisivi, ma non è solo la luna a influenzare la qualità e la quantità dei tartufi. L’esperienza mi ha insegnato che anche altri fattori, come la temperatura e l’umidità, giocano un ruolo essenziale. La luna, però, resta un elemento da considerare con attenzione.»

Che consigli daresti a chi vuole iniziare a cercare tartufi?

«Il cane è cruciale, ma va capito che non è una macchina: è un essere vivente con sensibilità proprie. Anche un cane addestrato può comportarsi diversamente a seconda del proprietario. Quindi, non è tanto il cane che va educato, quanto la persona che deve imparare come interagire con lui. Conoscere e rispettare il proprio cane è il primo passo per diventare un buon tartufaio.»

Hai parlato spesso dei tuoi cani e del loro addestramento su tre livelli. Come si arriva a ottenere un cane da tartufo di terzo livello?

«Arrivare al terzo livello è un traguardo raro e prezioso. In cinquant’anni, ho visto pochissimi cani raggiungere questo livello. Non è solo questione di addestramento del cane, ma anche di preservare l’integrità dei luoghi dove si cerca il tartufo. Purtroppo, oggi le tartufaie naturali stanno scomparendo, e questo è un problema serio. La mancanza di un ricambio naturale sta mettendo a rischio la nostra tradizione, e anche le leggi, come quella recentemente introdotta in Toscana, non stanno aiutando.»

Infine, parlaci della razza di cani da tartufo che hai creato.

«Da circa quarant’anni allevo cuccioli di una linea che ho sviluppato personalmente. Si tratta di un incrocio tra Bracco e Pointer, dove ho lavorato per eliminare l’istinto venatorio e accentuare la capacità di ricerca del tartufo. È una razza che mi riempie di orgoglio, perché incarna il perfetto equilibrio tra istinto e addestramento, offrendo risultati eccezionali nella ricerca del tartufo.»

L’intervista si conclude con uno sguardo ammirato verso il futuro del tartufo, nella speranza che le nuove generazioni di cavatori possano continuare a preservare e valorizzare questa antica tradizione.

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