L’allarme dei Maestri del tartufo: non è solo la siccità, ma l’assenza di cultura, competenza e strategie nazionali a minacciare il re della cucina.
Il tartufo, simbolo di preziosità e orgoglio della gastronomia italiana, sta affrontando una delle sue crisi più gravi. Non si tratta solo degli effetti del cambiamento climatico: la vera minaccia arriva da una combinazione letale di incompetenza diffusa, mancanza di cultura e assenza di piani strategici nazionali. Mentre le fiere arrancano e i banchi si svuotano, crescono eventi e passerelle che poco o nulla hanno a che fare con la vera essenza del tartufo. È il momento di fermarsi e riflettere su come salvaguardare questa preziosa risorsa prima che sia troppo tardi.
La crisi del tartufo, soprattutto quello bianco, è ormai evidente, ma sembra passare sotto silenzio. A preoccupare i Maestri del settore non è solo il clima, con i suoi estremi di siccità e piogge devastanti, ma l’incompetenza diffusa, la mancanza di piani strategici e una crescente ignoranza nella comunicazione che riguarda questo prezioso simbolo gastronomico.
Mentre la cultura del tartufo si sgretola, abbondano eventi dal sapore vacuo, con premiazioni prive di legami autentici con la tradizione. Personaggi lontani anni luce dal mondo delle roverelle micorizzate, dalle fasi lunari o dalle ricette tipiche sono celebrati in contesti dove il tartufo diventa semplice decorazione, anziché cuore pulsante della narrazione.
Perfino gli chef, spesso protagonisti di questi eventi, dovrebbero fare di più: proporre piatti inediti e dedicati, capaci di rendere onore sia al loro talento sia alla tradizione tartufigena. Invece, si assiste a un proliferare di passerelle scintillanti, che brillano di paillettes, ma lasciano un vuoto in termini di sostanza.
Un patrimonio ambientale in crisi
Il tartufo, già vittima dei cambiamenti climatici, subisce ora il peso di una piovosità disordinata, che ne complica ulteriormente la raccolta. Migliaia di tartufai e custodi dei boschi ne sono penalizzati, con ripercussioni sull’intero settore economico e gastronomico. Le fiere dedicate al tartufo, come ho scoperto nel mio “Viaggio sentimentale alla scoperta dei territori del tartufo“, mostrano una realtà allarmante: sempre meno tartufi sui banchi, sempre più passerelle politiche. Ma dove sono le soluzioni?
L’assenza di un piano nazionale
Quello che manca, e che sarebbe fondamentale, è un piano nazionale di tutela del tartufo. Una strategia che non solo salvaguardi l’ambiente e i territori vocati, ma che promuova la cultura e la formazione intorno a questa preziosità.
Il rischio è concreto: senza un cambio di rotta, il tartufo bianco, vera icona della gastronomia italiana, potrebbe scomparire, trascinando con sé tradizioni, sapori e un intero patrimonio culturale che il mondo ci invidia.