Esploriamo a Roccalfluvione (AP) l’etica e la diversità nel mondo del tartufo, dalla ricerca sportiva con cani di ogni razza alla conservazione del territorio
Giuseppe Cristini, direttore dell’Accademia del Tartufo nel Mondo, ha incontrato a Roccafluvione (AP) Luigi di Bacco, educatore cinofilo della Majella, circondati da uno scenario meraviglioso: l’evento di “prova di Ricerca Sportiva del Tartufo sul Ring“, un’area limitata di terreno in cui i cani da tartufo cercano la preziosa pepita. Presente anche Dario Capogrosso, allevatore cinofilo piemontese. Un evento promosso e organizzato dall’Associazione Cavatori Valfluvione, con il Presidente Emidio Angellozzi e il vice Maurizio Ferretti sempre più impegnati a valorizzare questo magnifico territorio.
Che cosa è questo “sport” e che cosa accade sul ring?
Luigi di Bacco: «Oggi stiamo svolgendo una prova di ricerca sportiva su ring, un simulacro delle condizioni del bosco che mette alla prova la gestione del cane. Gli atleti che partecipano hanno addestrato i loro cani a reagire positivamente anche in situazioni ricche di stimoli. La selezione dei partecipanti si basa sulla capacità dei cani di completare la prova nonostante le distrazioni, come la presenza di persone e la delimitazione del campo con una fettuccia. All’interno di contenitori appositi sono nascosti del Tartufo nero pregiato e i concorrenti devono trovarne 5 entro i tre minuti di tempo a disposizione. Il vincitore sarà determinato dal tempo migliore».
Quali razze di cani partecipano a questo evento?
Luigi di Bacco: «La peculiarità di questa disciplina risiede nel fatto che non si limita al lagotto, il simbolo nazionale della ricerca del Tartufo, ma si estende a tutte le razze canine adeguatamente addestrate e anche agli incroci. È una categoria che non discrimina in base alla razza: qualsiasi cane può parteciparvi, e le categorie sono quattro,
Questa disciplina ha un’enorme valenza educativa per i cuccioli, specialmente durante la fase di socializzazione. Durante questo periodo, i cuccioli imparano a socializzare il più possibile, distinguendo ciò che è normale da ciò che è straordinario, ciò che potrebbe essere potenzialmente pericoloso da ciò che è tranquillamente conviviale. Le prove di questa disciplina mettono in evidenza queste attitudini del cane e rinforzano il suo comportamento sociale e comportamentale, che sarà poi utile anche in situazioni reali, come ad esempio durante la ricerca del tartufo nel bosco. Ad esempio, se durante la cavatura del tartufo si sente suonare la campana di una chiesa, il nostro cane resterà concentrato perché è stato abituato a gestire tali stimoli».
Dario, perché oggi qui e in che veste ti trovi a corteggiare questo evento a Roccafluvione?
Dario Capogrosso: «Il mio ruolo è quello di accompagnatore e supporto per il grande Luigi di Bacco, con cui collaboriamo strettamente per integrare gli interessi regionali, che alla fine si riflettono negli interessi nazionali legati al prestigioso mondo del tartufo. Luigi mi ha gentilmente invitato a partecipare a questo magnifico evento, durante il quale ho portato con me anche degli amici dalla Norvegia. Questo è stato un modo non solo per partecipare all’evento, ma anche per promuovere le Marche, una regione splendida e profondamente dedicata al tartufo e alla tartuficoltura. Rispetto al Piemonte, che è noto per la ricerca del tartufo ma forse meno per la pratica agricola, le Marche si distinguono per il loro impegno in entrambi i settori.
Personalmente mi occupo dell’allevamento di cani da tartufo, in particolare del lagotto romagnolo. In collaborazione con Luigi, promuoviamo la ricerca etica del tartufo, che mira anche alla conservazione del territorio. Troppo spesso vediamo risorse naturali preziose depauperate, ma grazie all’intervento dei cani e all’impegno di Luigi e della scuola Majella, questo non avviene».
Beh, diciamolo apertamente: per voi che ci seguite da ogni angolo d’Italia e del mondo, questo è un concetto etico. Partiamo dalla madre terra, dal nostro fedele compagno a quattro zampe, il cavatore, e l’addestratore, per giungere alla preziosa pepita. Qui si tratta di terre nobili che custodiscono il grande Tuber melanosporum. L’Italia è avvolta dal prestigio di questo fungo ipogeo e naturalmente, dalla Majella al Piemonte, stiamo organizzando momenti, eventi e iniziative che vi sveleremo nelle prossime puntate. Un saluto finale a tutti coloro che ci seguono…